Trekking (e il Parco dei Sette Fratelli)
Uno delle attività che più mi mancava della mia vita nel Varesotto era fare hiking. Ad ogni uscita mi trovavo sempre di fronte allo stupore di ciò che potevamo fare. Sono sufficienti le nostre gambe per farci raggiungere la vetta e regalarci un fantastico spettacolo.
Ogni volta è sempre una conquista e la fatica è sempre ripagata da ciò che troviamo alla fine. Senza dimenticarci dello stesso senso di libertà che ci accompagna durante il percorso, la pace della natura stessa. Ci si scorda della vita che ci aspetta a casa e si incontra il mondo e noi stessi.
Mi mancava tutto questo.
Dopo qualche mese ho scoperto che non dovevo rinunciarvi per forza.
Per chi non è pratico di camminate, o magari non ha troppo tempo o voglia di allontanarsi da Cagliari, può fare qualcosa di semplice alla Sella del Diavolo.
Ci sono due vie, quella da Calamosca, sentiero ben strutturato, che conduce in cima alla Sella , e quella da Marina Piccola, che conduce proprio all'interno della Sella. Il secondo è molto più "all'avventura", o semplicemente siamo noi ad esserci perse non trovando il sentiero vero e proprio. Questo percorso è stata la mia prima camminata dopo il trasferimento in Sardegna. Nonostante fosse la prima settimana di dicembre, inspiegabilmente ad accoglierci in cima abbiamo trovato qualcosa di inatteso. Una nube di zanzare. Il panorama era molto suggestivo, con un affaccio sul mare dal lato opposto rispetto al Poetto, ma questo attacco inaspettato ci ha costrette alla fuga. Io mi sono immolata come vittima sacrificale per riportare a casa almeno uno scatto, Sacro Graal di questa impresa. Sacrificio inutile, dato che essere circondati da uno sciame di zanzare assetate di sangue non rappresenta le migliori condizioni per uno scatto decente. Ma ce lo facciamo bastare.
Se volete provare qualcosa di leggermente più impegnativo, più simile alla mia esperienza del varesotto, allora vi consiglio vivamente il Parco dei Sette Fratelli.
La vegetazione è diversa, guardandosi attorno si riconosce subito la flora mediterranea, ma in certi punti, passando sotto a fitte ombrose fronde di alti alberi, quasi mi dimentico di essere in un'altra regione e ho l'impressione di passeggiare nei miei soliti luoghi.
Ci sono diversi sentieri che si possono percorrere all'interno del parco, ma da quello che ho potuto trovare non ce ne sono di particolarmente complessi (al più un livello medio come difficoltà).
Potrà sorprendere, ma bastano 40/45 minuti di auto da Cagliari per raggiungere questo luogo incontaminato.
Io avevo l'intenzione di prendere un percorso abbastanza breve e semplice, avendo a disposizione una quantità limitata di tempo.
Una volta arrivata a destinazione, mi sono accorta di aver impostato male il navigatore. Sovrappensiero, perdendomi nella lingua sarda, non ho pensato che ci potesse essere più di un "ponte su riu...", ed ho selezionato come destinazione il primo "ponte su riu" trovato nella mappa del massiccio. Peccato che non ci sia campo (o quasi) per la rete telefonica. Questo è un indubbio vantaggio per chi voglia staccare da traffico, caos, gente, vita, rumori di città, cellulare... ma non lo è per chi è arrivato a casin'e pompu e si è accorto di aver sbagliato strada.
Così, ho deciso di prendere una via a caso rispetto a quella che mi ero prefissata, e mi sono ritrovata a percorrere il sentiero n°814 (arancione). Ovviamente solo una volta a casa mi sono resa conto di aver intrapreso l'unico che per motivi di tempo avevo escluso a priori.
Durante il percorso non ho avuto particolari difficoltà. Certi tratti hanno un dislivello maggiore, ma sono comunque di breve durata e ben frammisti ad altri più riposanti.
Trovarsi in mezzo alla natura, tra alti alberi e rocce particolari è sicuramente suggestivo, anche se a tratti può inquietare un po'. Al ritorno, accompagnata solo dai suoni della foresta e senza tracce di anima viva, mi sono trovata ad accelerare il passo e a fare l'ultimo tratto un po' di corsa (e meno male che non avevo ancora iniziato a guardare Stranger Things).
Lungo il sentiero si trovano abbastanza agevolmente i contrassegni colorati su rocce e alberi, anche se in certi tratti avrei comunque apprezzato che fossero più frequenti. Per quanto riguarda i cartelli veri e propri, non sono moltissimi lungo il sentiero che ho percorso. Probabilmente perché non ci sono molti bivi che portino a differenti percorsi (da non confondere con i "finti" bivi, dove parte un sentiero più stretto, per cui vale sempre la regola di seguire quello più largo), però avrei preferito trovarne lungo la via, anche per rendermi maggiormente conto di come stessi procedendo a livello temporale.
Nonostante tutto, ce l'ho comunque fatta ad arrivare in tempo per un momento fondamentale dopo quella giornata: la cena.
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